Giovane ed eclettico con esperienza decennale nel settore del hairdressing, Vincenzo Paparone Art Director di
Kapera-Idnty ha fatto della sua passione la sua professione.
Chi è Vincenzo Paparone, oltre ad essere lo stilista dei capelli?
Sono un ragazzo di 34 anni, nato a San Giovanni a Teduccio. Faccio della semplicità e della curiosità gli ingredienti principali della ricetta della vita.
Qual è stato il percorso formativo che ti ha permesso di svolgere questo lavoro?
Mi sono diplomato come perito elettrotecnico ma, frequentando fin da ragazzo la bottega da barbiere di mio padre, ho iniziato ad appassionarmi a questo lavoro. Ho deciso di frequentare un’accademia nazionale di acconciatura e, all’età di 23 anni, mi sono laureato Campione d’Italia. Successivamente, ho scelto di fare un’esperienza internazionale e, lasciandomi affascinare dal mondo anglosassone, ho iniziato a frequentare un’accademia a Londra. Dopo circa due anni, ho deciso di tornare nella mia città con l’obiettivo ed il desiderio di creare un’opportunità per giovani napoletani di poter studiare senza dover per forza emigrare altrove.
Quando hai capito che la tua vocazione è quella di lavorare i capelli?
Sono nato in quartiere “difficile” dove da piccolo si faceva fatica a distinguere colpi di pistola da fuochi d’artificio, dove per fare un passo avanti a un altro bisognava scansare le siringhe dei tossicodipendenti, e mia madre, per farmi vivere una realtà diversa, nel pomeriggio dopo la scuola mi accompagnava nella bottega di mio padre e li, tra compiti di storia e geografia, mi sono trovato con forbici, pennello e una passione inaspettata.
Come convinci i tuoi clienti a cambiare look e a fidarsi di te?
In realtà la parola “convincere” non mi è mai piaciuta, ho sempre preferito la parola “coinvolgere”.
Molte persone si fermano all’idea che una volta trovato un look, sia quello per sempre, quindi mi piace farle riflettere su come la vita sia una continua evoluzione e su come noi stessi siamo completamenti diversi rispetto ad un anno fa. Il segreto è riuscire a far guardare i propri capelli come un accessorio prezioso!
Quanto ti impegna il tuo lavoro? E qual è il lato che ami di più del tuo lavoro?
Il mio non è mai stato un lavoro, mi impegna tutto il tempo che potrebbe impegnare una cosa di cui sei matto e della quale hai fatto la tua vita. Il lato che amo di più è la connessione con le persone e ciò che di sacro si crea quando entro in contatto con loro.
Come è nato il progetto Kapera – Idnty?
Il progetto è nato grazie ad una persona che oggi non c’è più, una persona a cui sia io che il creatore di Kapera, Salvatore Somma, eravamo molto legati; è un progetto nato principalmente dalla voglia di creare una vera e propria comunità emozionale che potesse rispondere alle esigenze di qualsiasi individuo.
Nella tradizione napoletana la “capera” è il nome attribuito alla professione di parrucchiera. Cosa vuoi comunicare alla tua clientela, e al mondo in generale, con la scelta del nome KAPERA?
Vorremmo comunicare alla clientela l’accuratezza e l’accortezza con la quale la capera si occupava delle proprie clienti dedicando loro il suo tempo e, come lei, anche noi riteniamo di essere portatori di nuove tendenze e prodotti.
Quanto è importante la tradizione per l’innovazione nel mondo dell’hair stylist?
Senza la tradizione questo lavoro non esisterebbe e, probabilmente, senza innovazione ci si sarebbe fermati all’era arcaica. Il mondo dell’hair stylist richiede da un lato un continuo aggiornamento su tecniche e stili, dall’altro attenzione al cliente e cura del servizio, volti a “recuperare” il rapporto empatico e l’affidabilità tipici del mestiere.
Il progetto Kapera- Idnty è una realtà giovane. Cosa consiglieresti ad un giovane che sta per compiere la tua stessa scelta, cioè che sta per avviare un’attività come la tua?
Consiglierei di guardare il mondo dei capelli in maniera molto più trasversale di come si è solito pensare, non fermarsi mai davanti ad un lavoro ben fatto, ma andare oltre e capire il perché quel lavoro è ben fatto. Questo creerà nei giovani una curiosità tale da sviluppare un proprio stile e non aver paura in futuro di quello che è il mercato dell’hair stylist. Quindi, per prima cosa, scegliere un’accademia giovane, innovativa, che faccia della disciplina e della condivisione i propri punti cardine.
Quali sono le regole più importanti per reagire con dinamismo ai momenti di crisi e accompagnare al successo il proprio salone?
Avere una filosofia ben delineata e un metodo di lavoro che porti ogni risorsa del salone ad essere indipendente. Sembra facile, ma la maggior parte dei parrucchieri ha questa difficoltà, ovvero la paura di trasferire il proprio sapere. Qui rientra in gioco la parola “tradizione”, perché tutto quello che sappiamo ci è stato tramandato.
Cosa è per te il successo professionale?
Il successo professionale, è solo un qualcosa che porta a far conoscere agli altri ciò che fai. Mi vengono sempre in mente le parole di “Massimo Troisi“ che diceva che ” il successo è una cassa amplificatrice, se sei intelligente prima diventi intelligentissimo dopo, se sei imbecille prima diventi imbecilissimo dopo!”
Sono lontano dalla classica idea di successo, intesa come avanzamento di carriera o di ruolo. Lo intendo, piuttosto, come la creazione di una rete di relazioni e di contenuti tali da arricchirti, sia come uomo che come professionista.
A quale celebrità ti piacerebbe acconciare i capelli?
Per il modo in cui affronto questo lavoro da anni, potrei dirti che ogni persona a cui acconcio i capelli è per me una celebrità.
Qual è il tuo progetto per il futuro?
Il mio progetto per il futuro è continuare a dare possibilità a nuovi giovani talenti di inserirsi in questo mondo e riuscire a dare un contributo sia etico che professionale alla nuova generazione di parrucchieri.